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Stupro di Cassandra

Cassandra, la vergine figlia di Ecuba e Priamo, è amata da Apollo che le fa dono della virtù profetica in cambio della rinuncia alla sua verginità, accettando di unirsi a lui. Ma dopo avere ricevuto il dono della profezia, rifiuta di concedersi al dio che, irato, la punisce togliendole la capacità di persuadere gli altri della veridicità delle sue previsioni sul futuro. Un altro episodio di violenza aggressiva contrassegna la vicenda di Cassandra, in quanto Aiace Oileo, con un atto sacrilego, viola la sua verginità quando, durante il sacco di Troia, si era rifugiata presso il tempio di Atena, aggrappata alla statua della dea. Ma Aiace la strappa via facendo vacillare il simulacro divino, provocando così la collera di Atena1.

Riferimenti interni

vedi sez. IIIA.3.2.2

Fonti
  1. Eschilo, Agam. 1203 ss.; Euripide, Tr. 69-70, 253-4; Apollodoro, Bibl. 3, 12, 5

Commento

Le donne rispondono spesso al rischio di una violenza ponendosi sotto la protezione di una divinità. Si tratta, però per lo più, di un espediente inefficace che non consente alla vittima di sottrarsi all’abuso, anzi, paradossalmente, ha come effetto lo spostamento dell’attenzione più sul comportamento empio dell’aggressore che non rispetta l’inviolabilità del supplice o del santuario, che sullo stupro che sta per compiersi. Il crimine più grave, passibile di sanzione, finisce per essere quello perpetrato nei confronti della divinità e che, in ultima analisi, si rivela essere il più pericoloso per il rischio di contaminazione (miasma) che comporta e per le conseguenze dell’ira divina sulla comunità intera.

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