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Mostri infernali nell'Eneide

Dopo avere superato i mostri personificati, Enea, portando lo sguardo al centro del vestibolo, intravede un olmo immenso e scuro, dove si dice che abitino, a torme, i Sogni fallaci che danno suggerimenti ingannevoli ai mortali. Subito dietro l’olmo, c’è una ridda di creature orribili che presidiano minacciosamente le porte della reggia: i Centauri, le Scille biformi, Briareo dalle cento braccia, l’idra di Lerna, la Chimera, le Gorgoni e le Arpie e infine un mostro tricorpore cui non si assegna nome, ma che tutti sanno essere Gerione. Preso dal terrore, l’eroe sguaina la spada per difendersi dai mostri, ma la Sibilla lo informa che è inutile: si tratta solo di fantasmi incorporei che il ferro non potrebbe neanche colpire1.

Fonti
  1. Aen. 6, 282-294

Commento

Quelli che seguono subito dopo sono mostri che Virgilio prende in prestito dalla tradizione mitologica greca. Anche in questo caso, il racconto è povero di elementi descrittivi. Solo di Briareo si dice che ha cento braccia, mentre per Gerione si indugia sull'aspetto tricorpore. Per il resto, la forma dei mostri di questa seconda classe è come sottintesa: Virgilio non sente il bisogno di ricordarla, poiché le storie e i morfotipi di queste creature, benché derivati da una tradizione non indigena, sono ormai diventati, evidentemente, luogo comune per i membri della cultura ai quali il poeta si rivolge.

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