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Il filo di Arianna

Figlia del re di Creta Minosse, si era innamorata perdutamente di Teseo, il giovane principe ateniese giunto nell’isola per liberare Atene dal tributo cruento di sette fanciulle e sette fanciulli che ogni anno il Minotauro, un mostro nato dall’unione contro natura della madre Pasifae con un toro, reclamava. Il mostro era richiuso nel labirinto, un palazzo costruito da Dedalo, fatto di stanze e corridoi tanto intricati che, una volta entrati, era impossibile uscirne. Arianna aiuta Teseo nell’impresa di uccidere il suo mostruoso fratellastro, con la promessa di tornare insieme ad Atene e lì sposarsi. Consegna infatti a Teseo un gomitolo di filo da svolgere dall’ingresso del labirinto, sicché l’eroe, dopo avere incontrato e ucciso il Minotauro, può ritrovare agevolmente l’uscita riavvolgendo il filo del gomitolo. Fuggono dunque i due da Creta ma, fatta sosta a Nasso, mentre Arianna dorme, Teseo fugge lasciandola sola e disperata o, secondo altri, è rapita da Poseidone1.

Fonti
  1. Apollodoro, Epit. 1, 8; Plutarco, Thes. 19

Commento

Il filo che si svolge nei corridoi del labirinto è simbolo di una impossibilità di intreccio, in questo caso matrimoniale, di cui la tessitura può essere metafora. Le vagheggiate nozze con Teseo sono impossibili: del filo che lei possedeva ha fatto dono all’amato, che lo svolge dalle sue mani senza intrecciarlo ad un altro filo, condizione necessaria per fare una tela.

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