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Meleagro contro gli zii materni

Meleagro è figlio di Altea e Oineo, re di Calidone in Etolia. Dopo un abbondante raccolto Oineo offre un sacrificio a tutti gli dèi, ma si dimentica di Artemide; la dea allora manda come punizione un terribile cinghiale che inizia a distruggere il territorio di Oineo. È Meleagro a ucciderlo dopo aver organizzato una battuta di caccia con gli eroi più valorosi di tutta la Grecia, cui prendono parte anche gli zii materni di Meleagro, i Cureti. Anche Atalanta, straordinaria cacciatrice di cui Meleagro è innamorato, interviene nella caccia e colpisce il cinghiale sulla schiena con una freccia. Meleagro dà al cinghiale il colpo di grazia e a lui sarebbero spettate di diritto la testa e la pelle dell’animale, come parte d’onore dovuta all’uccisore. Egli però scuoia l’animale e dona la pelle alla sua amata Atalanta; allora gli zii della madre – o uno solo di essi – contestano questa attribuzione e sottraggono ad Atalanta la pelle del cinghiale. Una lotta violenta sorge tra Etoli e Cureti; Meleagro, preso dall’ira, uccide gli zii materni e restituisce la pelle del cinghiale ad Atalanta. La madre Altea maledice il figlio e invoca Ade e Persefone affinché gli diano la morte1.

Fonti
  1. Il. 9, 529-599; Apollodoro, Bibl. 1, 8, 2-3

Commento

In questo racconto gli zii materni sono denominati congiuntamente come “figli di Tiesto” o “Cureti”, e come gruppo unito si oppongono alla presenza di Atalanta nella caccia e più ancora all’assegnazione della pelle alla cacciatrice da parte di Meleagro. La contestazione degli zii è infatti esplicitamente legata al legame di sangue che intercorre tra loro e il nipote: essi sottraggono ad Atalanta la pelle del cinghiale, una delle parti più pregiate dell’animale, affermando che se Meleagro avesse voluto donarla a qualcuno, essa sarebbe spettata a loro a causa del rapporto privilegiato di parentela. La reazione di Altea sembra confermare l’esistenza di un rapporto particolare con i fratelli: ella invoca una sentenza di morte per il figlio, che ha tradito la sua linea genealogica, e afferma come più forte la lealtà che la lega al gruppo familiare rappresentato dai suoi fratelli rispetto a quella acquisita del figlio.

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