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Morte di Miseno

Prima di accedere al regno dei morti, Enea riceve dalla Sibilla un’importante prescrizione: avrebbe dovuto dare sepoltura al cadavere di un amico che contaminava la flotta; solo allora sarebbe potuto entrare nei domini inaccessibili ai vivi. Si tratta di Miseno, colpito da una morte non degna di lui: egli era figlio del dio Eolo ed esperto nel suono della tromba, con il quale era solito infiammare il valore dei guerrieri. Dopo la morte del suo compagno Ettore, si era unito a Enea. Un giorno, però, mentre con una sola conchiglia faceva risuonare la distesa marina sfidando, folle, le divinità, venne afferrato da Tritone che indispettito lo sommerse tra gli scogli1.

Fonti
  1. Virgilio, Aen. 6, 149-174

Commento

Il racconto di Miseno sottolinea per un verso l’assurdità di una morte indegna, che avviene secondo modalità non appropriate al talentuoso figlio di un dio, per l’altro la follia del trombettiere, che avrebbe dovuto usare maggiore prudenza nei riguardi degli altri dèi.

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