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Fedeltà coniugale di Lucrezia

Al tempo del re Tarquinio il Superbo alcuni ufficiali romani impegnati nell’assedio di Ardea decidono di montare a cavallo e di piombare a Roma e a Collazia – il piccolo centro da cui viene uno di essi, Lucio Tarquinio Collatino – per verificare come le loro donne trascorrano il tempo in assenza dei mariti. Ma mentre le altre mogli vengono sorprese nel mezzo di sontuosi banchetti in compagnia delle proprie coetanee, la sola moglie di c, Lucrezia, siede a tarda notte al centro dell’atrio, circondata dalle ancelle e impegnata nella filatura della lana. La bellezza e la castità di Lucrezia accendono però in Sesto Tarquinio, uno dei figli del re, il desiderio di possedere la donna. Trascorso qualche tempo, Sesto si presenta nuovamente a Collazia e viene accolto dall’ignara Lucrezia, cui fa violenza durante la notte vincendo la disperata resistenza della donna. L’indomani Lucrezia convoca i familiari e spiega loro l’accaduto, quindi si trafigge con un pugnale1.

Fonti
  1. Livio, 1, 57-58; Dionigi di Alicarnasso, Ant. rom. 4, 64-67; Ovidio, Fast. 2, 721 ss.; Diodoro Siculo, 10, 20

Commento

Nella tradizione romana Lucrezia è l’icona della fedeltà coniugale: la sua adesione al modello della perfetta matrona emerge anche dalla scelta di togliersi la vita, giacché, come spiega al marito, nessun bene rimane a una donna che abbia perduto l’onore. La pudicizia è del resto l’unica virtù nella quale le donne siano chiamate a eccellere, la sola che sia per loro decoroso perseguire, laddove invece gli uomini possono ricercare la gloria in molti campi.

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