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Gioventù e vecchiaia: una gara di pugilato

Durante i giochi funebri organizzati da Enea per il padre, si combatte una singolare gara di pugilato fra il giovane Darete e il vecchio Entello. Mentre il baldanzoso Darete, compiaciuto del fatto che nessuno osasse sfidarlo, afferra già il premio, Aceste incita Entello, un tempo fortissimo, ad accogliere la sfida. Il vecchio pugile rilutta, ma subito dopo prende un paio di pesanti cesti, con i quali era abituato a combattere in gioventù. Iniziato il combattimento, dapprima Entello sembra soccombere al vigore del giovane avversario, ma poi la consapevolezza del proprio valore ne infiamma le forze. E così l’anziano pugile schiaccia l’avversario che a stento i compagni salvano dalla morte1.

Fonti
  1. Virgilio, Aen. 5, 380-472

Commento

Il racconto presenta lo scontro tra due tipologie di giovinezza e vecchiaia a cui i Romani attribuiscono connotazioni negative. Darete è infatti un giovane arrogante, eccessivamente sicuro di sé e poco rispettoso verso gli anziani; la senilità di Entello è invece lamentosa, insofferente dei limiti dovuti all’invecchiamento del corpo e perciò nostalgica.

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