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Asclepio e la resurrezione dei morti

Asclepio, figlio di Apollo e della mortale Coronide, apprende dal Centauro Chirone l’arte medica e la tecnica chirurgica. In breve tempo diventa guaritore espertissimo, proteggendo i mortali da tutte le specie di morbi. Ma anche il sapere è servo del guadagno: un giorno, corrotto dalla brama di ricchezza, in cambio di un cospicuo compenso il figlio di Apollo resuscita un morto. Interviene allora Zeus, per folgorare Asclepio e insieme a lui l’uomo appena ritornato alla vita1. In un’altra versione del mito2, Asclepio riceve da Atena il sangue sgorgato dalle vene della Gorgone: quello delle vene di sinistra è utilizzato per far morire gli uomini, quello delle vene di destra per guarirli e per risvegliare i defunti. Inoltre, Zeus interviene perché teme che i mortali imparino da Asclepio l’arte di curarsi e quindi si soccorrano tra di loro3. In Diodoro Siculo, Zeus agisce su istigazione di Ade, il quale si lamenta perché il suo potere è sminuito da quando le cure di Asclepio hanno ridotto drasticamente il numero dei morti4. Infine, secondo Zenobio, Zeus uccide Asclepio affinché costui non sembri agli uomini un dio5.

Riferimenti interni

vedi sez. VIIIA.1

Fonti
  1. Pindaro, Pyth. 3, 5-7, 47-58; scolio a 96; Euripide, Alc. 122-129; Pausania, 2, 26, 5
  2. Apollodoro, Bibl. 3, 10, 3
  3. Euripide, Ion. 999-1015; Ferecide, 3 F 35 Jacoby; Stesicoro, fr. 194 Page; scolio a Euripide, Alc. 1; Sesto Empirico, Math. 1, 260-262
  4. 4, 71, 1-3
  5. Cent. 1, 18

Commento

Sono gli dèi ad accordare il privilegio della vita a un essere mortale, che siano loro a concederlo direttamente o che comunque intervengano a ratificare il processo che intende promuovere un certo personaggio a una forma di vita superiore. I trasgressori dell’ordine così costituito, fondato sulla rigida separazione tra vita e morte, non sfuggono all’implacabile giustizia punitiva di Zeus.

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