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Niobe, montagna piangente

Ancora molti secoli dopo la trasformazione, i viaggiatori che si fermavano a guardare da lontano la cima piovosa del Sipilo, potevano scorgere nella forma di questa montagna il volto di una donna piangente e dall’espressione addolorata1.

Fonti
  1. Sofocle, Ant. 823-833; Callimaco, Hymn. in Apoll. 22-24; Pausania, 1, 21, 3

Commento

Alcuni racconti convocano la pietra per esprimere anche un’altra condizione contigua alla morte, vale a dire il dolore estremo cha si prova per la perdita di un congiunto. Nel racconto di Niobe sono gli dèi e non la madre, come tradizionalmente le spetterebbe, a compiere i riti funebri e, oltre a ciò, il momento del dolore non si configura come una fase transitoria ma permanente: tutto questo impedisce al personaggio di superare lo stato di crisi innescato dal lutto e lascia Niobe sospesa in una fase di perenne compianto. La figura di questa madre eternamente addolorata e piangente pervade l’immaginario antico, al punto da essere proiettata anche sul paesaggio geografico.

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