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Anchise appare in sogno ad Enea e profetizza la storia di Roma

Anchise appare in sogno a Enea, che a Cartagine si è legato alla regina Didone, invitandolo con insistenza a partire1; al momento della seconda sosta in Sicilia, la sua immagine suggerisce a Enea di lasciare nell’isola una parte del suo equipaggio e di condurre in Italia solo i «cuori più forti», preannunciando al figlio l’incontro che i due avranno nel regno dei morti e le guerre che attendono Enea una volta raggiunta la sua meta2. Nei Campi Elisi, a colloquio con il figlio, Anchise mostra a Enea i futuri eroi della storia romana, in quel momento ancora anime in attesa di incarnarsi, in una vertiginosa prospettiva che condensa un millennio di storia3, e insieme illustra al figlio i costumi di Roma, i tratti peculiari che ne definiscono l’identità, fino a rivendicare per i Romani il dominio del mondo4.

Fonti
  1. 4, 351-355
  2. 5, 722 ss.
  3. 6, 679 ss.
  4. 6, 847-853

Commento

Anchise continua così a svolgere, nella sua nuova condizione, le medesime funzioni che aveva esercitato in vita, in una sorta di prolungamento del ruolo paterno che viene meno solo dopo il definitivo approdo della flotta troiana sulle coste del Lazio. Il suo rapporto con Enea è strettamente legato al modo in cui la relazione fra padri e figli si configura nella cultura romana, dove un figlio resta sottoposto all’autorità paterna sino alla morte del padre stesso.

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