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I Latini vengono spinti all'esogamia

Nella città del re Latino si verifica un singolare prodigio: sull’alloro sacro posto al centro della reggia si era infatti installato uno sciame di api. L’indovino di corte spiega che il fenomeno preannuncia l’arrivo di un gruppo di stranieri: sono appunto i Troiani di Enea, i cui primi ambasciatori entrano infatti in scena di lì a poco. L’oracolo di Fauno, dio fatidico e padre dello stesso Latino, conferma l’interpretazione del prodigio e mette in guarda il re dal cedere Lavinia a un partner locale, perché il futuro genero del re verrà da lontano1. È intorno a questo vaticinio che si accende il conflitto con la regina Amata, che ha scelto per la figlia un partner, Turno, che non solo appartiene alla consanguinea popolazione dei Rutuli, ma è legato alla stessa Amata da uno stretto rapporto di parentela, in quanto figlio di sua sorella Venilia.

Fonti
  1. Virgilio, Aen. 7, 99

Commento

Un matrimonio come quello fra Turno e Lavinia – cugini paralleli matrilaterali – era oggetto a Roma di un forte interdetto culturale, come dimostrano tutti i racconti aventi per oggetto questo genere di unioni, realizzate o anche solo progettate: unioni assolutamente sfortunate, paradigmi mitici che sarebbe di cattivo augurio riprodurre. Alla volontà di Amata si oppone invece l’opzione divina a favore del genero venuto da lontano: essa apre a un’esogamia del tutto imprevista e al tempo stesso promette ai Latini un’affermazione storica altrimenti impensabile. Il nome dei Latini giungerà a toccare il cielo e i loro discendenti vedranno raccogliersi sotto il proprio potere tutte le terre.

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