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Collatino cerca di salvare i nipoti

Collatino tenta ripetutamente di sottrarre al supplizio i figli delle sue sorelle: al momento di giudicare i congiurati il console esita, piange, supplica il collega di fargli grazia della vita dei suoi parenti e minaccia di fare appello alla propria autorità consolare per strapparli alla condanna. Il suo comportamento autorizza i peggiori sospetti di complicità o di acquiescenza verso la congiura e suscita un’opposizione unanime; a rivelarsi decisivo sarà però l’intervento di Spurio Lucrezio, suocero di Collatino, che invita quest’ultimo a fare un passo indietro e a lasciare spontaneamente la città. Una volta di più sono dunque i rapporti di parentela a giocare una parte decisiva nella logica del racconto: la sua posizione di suocero conferisce infatti a Spurio Lucrezio un’autorità analoga a quella paterna nei confronti di Collatino1.

Fonti
  1. Dionigi di Alicarnasso, Ant. rom. 5, 8-12

Commento

Il racconto relativo alla congiura filomonarchica è tutto strutturato intorno alla netta distinzione fra due diverse relazioni di parentela, alle quali corrispondono altrettanti, opposti atteggiamenti: da un lato quella fra padri e figli, ispirata a severità e distacco, dall’altro quella fra zii materni e figli della sorella, che appare invece segnata da indulgenza e affetto, complicità e talora persino debolezza e accondiscendenza.

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