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Scilla e Cariddi

Poco prima che lasci l’isola Eea, Circe spiega a Odisseo i pericoli che affronterà nel corso del viaggio. La dea fa menzione di due scogli, uno che svetta con la cima appuntita fino al cielo, l’altro più basso, su cui fa mostra di sé un albero di fico. All’interno del primo vive Scilla, una creatura che uggiola come un cucciolo di cane – e che sembra quindi innocua – ma che in realtà è un mostro tremendo che si ciba di uomini, pescecani, cetacei e di altri mostri marini. Scilla ha dodici piedi invisibili, sei colli lunghissimi, e, su ciascuno di essi, una testa azzannatrice munita di una triplice fila di denti. Nello scoglio più in basso, Cariddi non si lascia mai vedere in superficie, ma la sua enorme bocca assorbe e vomita di continuo, tre volte al giorno, tutto ciò che le capita a tiro. Quando Odisseo arriva nello stretto infestato da queste due orrende creature, dimentica tutte le raccomandazioni fattegli da Circe. La dea gli aveva spiegato che non avrebbe dovuto tentare di difendersi con le armi, ma l’eroe si predispone a una battaglia contro i mostri. Mentre assieme alla sua ciurma è intento a guardare con terrore il vorticare del mare dalle parti di Cariddi, ecco che Scilla si avventa all’improvviso sui suoi compagni. L’eroe assiste impotente alla loro fine, ma riesce a mettere in salvo il resto della flotta. Dopo il pasto sacrilego delle vacche del Sole, però, si trova a passare di nuovo dallo stretto. Qui Cariddi inghiotte tutte le barche e tutti i suoi compagni. Solo Odisseo si salva, aggrappandosi all’albero di fico, mentre Scilla non si accorge di lui1.

Fonti
  1. Od. 12, 73-124; 222-259; 426-446

Commento

Scilla e Cariddi sono due "inghiottitrici" mostruose e immortali contraddistinte da una dieta "anomica" e "contro-culturale": Scilla, infatti è una sorta di iper-predatore acquatico che non solo si nutre di altri grandi predatori e di animali marini di vario genere, ma mangia anche carne umana cruda, collocandosi così – nella simbolica mappa alimentare dei Greci – sul versante del ferino e del non civilizzato. Cariddi, dal canto suo, inghiotte ogni cosa indistintamente, ma non sembra assimilare ciò che ingerisce, poiché lo rivomita continuamente dopo averlo fatto a pezzi. Il suo ingollare esseri viventi e cose, in questo senso, non sembra finalizzato al processo naturale del nutrimento, bensì all’atto della distruzione immotivata.

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