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Edipo e Laio: l'esposizione, l'oracolo, il parricidio

Quando Giocasta partorisce, Laio fa prontamente esporre il bambino da un pastore, dopo avergli mutilato i piedi con punte di ferro1. L’uomo decide però di salvarlo affidandolo a un pastore di Corinto, che lo dona a sua volta alla coppia regale della città, Merope e Polibo, che non ha figli propri. Qui Edipo viene allevato fino al giorno in cui, nel corso di un banchetto, un compagno lo apostrofa ingiuriosamente come bastardo. Turbato da questa insinuazione, Edipo decide di cercare la verità recandosi a Delfi, dove riceve un responso ancora più sconvolgente: egli è destinato a divenire assassino del padre e sposo della madre. Edipo fugge allora il più lontano possibile da Corinto, ma finisce per incontrare il suo fato proprio quando si sente ormai al sicuro, sotto le spoglie di un vecchio re su un carro che gli nega il passo al crocicchio sulla strada tra Delfi e Tebe. Il vecchio infatti non è altri che Laio. Ostile e aggressivo verso il giovane sconosciuto, rifiuta di cedergli il passo e lo colpisce violentemente sulla testa con la sferza per i cavalli. Edipo allora è costretto a difendersi e uccide il vecchio con il suo bastone di viandante2.

Fonti
  1. Euripide, Phoen. 26
  2. Sofocle, Oed. rex 774 ss.; 806-11; Euripide, Phoen. 40-2

Commento

La strada della profezia fa dunque il suo corso e conduce i protagonisti del racconto fino al crocicchio nel quale il giovane Edipo prevale su un vecchio re di cui ignora l’identità. La pretesa di Laio per avere diritto di strada assume tratti violenti, come è nella natura di questo Labdacide. Inoltre, nel rifiuto del vecchio di cedere il passo al giovane è simbolicamente contenuto il rifiuto del padre a che il figlio si faccia strada.

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