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Le due Tullie, spose dei due Tarquini

Le due Tullie, figlie di Servio Tullio e di una Tarquinia, hanno sposato i due fratelli Lucio e Arrunte, che la tradizione romana considera a loro volta figli di Tarquinio Prisco, e dunque zii materni delle due Tullie, oppure nipoti del defunto sovrano, e dunque cugini delle Tullie stesse. I due matrimoni uniscono però partner dal temperamento opposto: la Tullia più ambiziosa e spregiudicata ha sposato il Tarquinio più mite e arrendevole, la Tullia più devota al padre e aliena dal delitto, al contrario, il Tarquinio deciso a rivendicare il trono appartenuto un tempo alla sua famiglia. Ben presto i due cognati più animosi, Lucio Tarquinio e Tullia Minore, diventano amanti e si sbarazzano con un duplice delitto dei rispettivi partner, quindi si sposano a loro volta e organizzano la liquidazione di Servio Tullio. Mentre Lucio si presenta in Senato ed espelle violentemente dalla curia l’anziano re, precipitandolo dalle scale e abbandonandolo sul selciato, dove invia poi dei sicari a finirlo, Tullia si imbatte nel cadavere del padre, che impedisce al suo cocchio di procedere, e non esita a calpestarlo con le ruote del carro. Del crimine resta traccia nella stessa toponomastica della città, giacché la via che Tullia stava percorrendo al momento di imbattersi nel corpo del padre venne ribattezzata Vicus Sceleratus1.

Riferimenti interni

vedi sez. IIIB.1.2

Fonti
  1. Livio, 1, 46-48; Diodoro Siculo, 10, 1; Dionigi di Alicarnasso, Ant. rom. 4, 28-39; Ovidio, Fast. 6, 587-624

Commento

Tullia Minore finisce così per violare tutti i molteplici ruoli parentali che riveste: promuove e sollecita l’uccisione della sorella, sposandone poi l’assassino; è artefice della liquidazione del marito; si mostra empia nei confronti del padre, prima incoraggiandone l’assassinio, quindi compiendo una sorta di parricidio postumo quando travolge con il suo cocchio il cadavere del re. Il suo comportamento appare disdicevole persino sul piano dell’etichetta, lontano com’è dalla riservatezza che deve caratterizzare una matrona: quando si presenta nel Foro per essere la prima a salutare il marito con il titolo di nuovo re di Roma, essa non prova vergogna a mostrarsi in un luogo pubblico e squisitamente maschile, costringendo lo stesso Tarquinio ad allontanarla.

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