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Decapitazioni

Il troiano Dolone, sorpreso da Odisseo e Diomede durante una sortita notturna nel campo acheo, supplica di essere risparmiato, ma il Tidide con la spada gli tronca la testa, che rotola nella polvere1. Eveno, figlio di Ares, sfida in una corsa col carro gli aspiranti alla mano della figlia Marpessa; quando vince nella gara, uccide gli sconfitti che hanno osato gareggiare con lui ed espone le loro teste sul muro della sua casa, per terrorizzare i futuri pretendenti2. Un analogo costume è attribuito a Enomao, re di Pisa nell'Elide, che intende costruire un tempio con le teste dei pretendenti della figlia3.

Fonti
  1. Il. 10, 454 ss.
  2. scolio "D" a Il. 9, 557
  3. scolio a Licofrone, 160

Commento

La testa, per i Greci, è sede vitale d’eccezione, ma anche parte tra le più rappresentative dell’identità individuale. Dunque, decapitare significa cancellare un tratto marcatamente identificativo dell’essere umano, obiettivo che accomuna i diversi tipi di oltraggio contro il corpo di un nemico, tutti volti ad accelerare il processo di disgregazione fisica che la morte produce.

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