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L'asino Lucio comprato dai cinaedi

Il povero Lucio, trasformato in asino, sta per essere venduto. Quando vede il suo compratore, si accorge che si trattava di un uomo devoto alla dea Siria e insieme di un vecchio cinaedus. In effetti, giunto a casa, l’uomo spalanca la porta e urla: «Ragazze! Guardate un po’che bel servetto vi ho portato dal mercato». Ma le ragazze non erano altro che un corteo di cinaedi come lui, che alla vista dell’asino saltano di gioia, fanno urletti e strepitano, tutti eccitati. Lucio viene condotto fuori e legato nei pressi della mangiatoia. Lì vicino c’è un giovane schiavo, piuttosto corpulento. Quando vede l’asino, sospira rincuorato: «Sei venuto, finalmente, a darmi manforte in questo duro lavoro! Che tu possa vivere a lungo, piacere ai padroni e dare così sollievo alla mia povera schiena!». Il giovane, infatti, era il concubino di quei mezzi uomini; e non era il solo. Un giorno, dopo essersi vestiti di colori sgargianti e truccati in volto e sugli occhi, tornano portandosi dietro un robusto contadino, oggetto del loro illecito piacere, che cercano di eccitare in ogni modo. Lucio, non potendo sopportare le abominevoli pratiche cui era costretto ad assistere, tenta di urlare, ma tutto quello che ottiene è un raglio, comunque sufficiente a far accorrere i vicini1.

Fonti
  1. Apuleio, Met. 9, 24-30

Commento

In generale, l’omosessualità e molte delle pratiche sessuali ritenute anticonvenzionali erano stigmatizzate come pericolose importazioni di origine greca, che rischiavano di corrompere la tradizionale morigeratezza romana. Ne è prova il fatto che non solo il termine tribas, usato per le lesbiche, ma anche cinaedus o pathicus, due modi per indicare i maschi sessualmente passivi o dalla sessualità “irregolare”, sono parole greche, come greche sono avvertite dai Romani le corrispondenti condotte trasgressive.

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