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Castore e Polluce contro Ida e Linceo

Il destino dei Dioscuri si intreccia con quello di Ida e Linceo, figli di Afareo cugino di Tindaro. Venuti a contesa per il bestiame, i Dioscuri riescono a rapire la mandria dei cugini e fuggono. Linceo però, dotato di vista acutissima, scorge Castore acquattato nel cavo di un albero di quercia; ne rivela quindi la posizione a Ida, che lo trafigge mortalmente con una lancia. Polideuce si slancia a inseguirli fino a Terapne, dove i due si erano rifugiati presso la tomba di Afareo. Lì Polideuce uccide Linceo e, quando Ida cerca di colpirlo con la pesante pietra tombale del padre, è lo stesso Zeus a difendere il figlio e a incenerire Ida con la folgore. Polideuce torna di corsa da Castore, ma lo trova in fin di vita; scongiura allora il padre Zeus di farlo morire con il fratello gemello, poiché se non può essere vissuta insieme a Castore la vita gli appare solo come sofferenza. Zeus allora lo pone davanti a una scelta: o vivere senza Castore da immortale nell’Olimpo o condividere lo stesso destino del gemello, un giorno in cielo e un giorno negli inferi. Polideuce senza esitazione sceglie il destino di condivisione con il fratello. Da allora i Dioscuri trascorrono un giorno presso Zeus, nell’Olimpo, e un giorno nell’oscurità, sotto terra1. Si narra ancora che dopo morti i due divennero stelle luminose, la costellazione dei Gemelli2. Dal cielo essi vengono in soccorso ai naviganti che, colpiti da una tempesta, li invocano promettendo loro un sacrificio di bianchi agnelli3.

Fonti
  1. Pindaro, Nem. 10, 55-90
  2. Euripide, Hel. 137-40
  3. Hymn. hom. in Diosc. 6-16

Commento

La condivisione della morte e della sorte è il simbolo di un’alleanza che unisce i gemelli rendendoli parti di un uno inseparabile. La loro dualità diviene un destino doppio: la terra li tiene vivi e «a vicenda vivono un giorno per uno, a vicenda muoiono», «sono morti e non morti». Nell’immaginario greco il loro stato divino finisce per prevalere nettamente su quello umano ed essi scivolano quasi inevitabilmente nell’immortalità. La loro doppia natura umana e divina si trasforma in figura di gemelli del cielo, l’omonima costellazione, e allo stesso tempo in esseri alati che accorrono a salvare i naviganti.

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