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Miti

L'ematite

In un tempo primordiale, antecedente l’avvento di Zeus, la violenza regnava tra le generazioni divine. Dall’unione di Urano, il cielo stellato, e di Gea, la terra, nascevano figli che il padre odiava e ricacciava sotto la terra stessa. Un giorno, Crono si ribellò al padre e lo evirò con un falcetto fatto di adamante, una materia che Gea aveva appositamente creato. I genitali furono gettati in mare e dalla loro spuma nacque Afrodite. Stando ad alcune varianti tarde, alcune delle gocce di sangue sprizzate dalla ferita furono disseccate dalle pupille di fuoco dei cavalli di Helios e divennero pietra ematite1.

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La testa della Gorgone agli Inferi

Odisseo, nella sua evocazione dei morti, ha appena terminato di parlare con la parvenza fantasmatica del defunto Eracle. L’eroe indugia ancora in attesa di poter parlare con altri eroi del passato, ma all’improvviso viene atterrito dalle grida raccapriccianti di una schiera di morti che si raccoglie davanti a lui. Il suo timore è che stia arrivando proprio "il capo della Gorgone", inviato da Persefone. È per questo che subito ordina ai compagni di salpare in tutta fretta1.

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Ceculo discende da Vulcano

A Preneste vivono due fratelli, forse divinità locali; la loro sorella, mentre siede presso la fiamma di un focolare, è colpita da una scintilla e in seguito a questo episodio rimane incinta. Dopo il parto, il bambino viene esposto nel tempio di Giove e qui ritrovato da alcune sacerdotesse; ha gli occhi più piccoli del normale per via del fumo che sale dal focolare acceso in permanenza nel santuario e per questo viene chiamato Ceculo, il “Piccolo cieco”, e considerato figlio di Vulcano, il dio che governa il fuoco. Sin qui la vicenda di Ceculo è dunque del tutto analoga a quella di tanti altri eroi fondatori: concepiti in modo anomalo, spesso esposti dopo la loro nascita ma capaci di sopravvivere in seguito a eventi in apparenza fortuiti, che segnalano in realtà la benevolenza divina nei loro confronti e la forza irresistibile del fato che li destina a grandi cose. Dopo un’adolescenza trascorsa nelle campagne dei Lazio e nella pratica del brigantaggio, Ceculo decide di fondare una città alla quale dà il nome di Preneste e per popolarla organizza uno spettacolo cui invita i popoli confinanti, chiedendo loro di abitare con lui in ragione della sua origine divina. La rivendicazione viene confermata dallo stesso Vulcano, che avvolge con un cerchio di fiamme la moltitudine confluita a Preneste1.

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