Risultati ricerca

Ricerca per tag: "generazione alternativa"

Miti

Morte di Semele e nascita di Bacco

Semele non è certa che il suo focoso amante sia davvero Giove, il padre degli dèi. Teme un inganno. Così, gli chiede di mostrarsi in tutto il suo potere, fulmini e saette comprese. Giove, che ha ormai promesso di esaudirla, non può rifiutare. Così richiama a sé tutta la sua potenza divina e, in quel modo, la incenerisce. Semele, però, era incinta di Bacco; Giove allora, deciso a salvare il bambino, che non era ancora ben formato, se lo ricuce nella coscia e successivamente porta a compimento i tempi materni della gestazione. Così la funzione della madre viene espletata dal corpo del padre1.

Leggi mito
Nascita di Attis

Dal seme del dio frigio del cielo, che Pausania identificava con Zeus, caduto a terra mentre il dio è addormentato, nasce una divinità, Agdisti, dotata di due organi sessuali, maschile e femminile. Gli dèi, pieni di terrore, gli recisero il sesso maschile, dal quale spuntò il mandorlo. Una ragazza, la figlia del fiume Sangario, ne colse il frutto maturo, lo ripose in grembo e il frutto sparì, ma ella ne rimase incinta. Il bambino, nato da questa unione, Attis, venne esposto e una capra si prese cura di lui. La bellezza del ragazzo era ben al di là di ogni bellezza umana e un giorno Agdisti se ne innamorò e cercò di impedire le sue nozze con la figlia del re di Pessinunte facendolo impazzire: Attis si tagliò i genitali e morì. Agdisti si pentì di ciò che aveva fatto e ottenne da Zeus che il corpo di Attis non si corrompesse né imputridisse1.

Leggi mito
L'ematite

In un tempo primordiale, antecedente l’avvento di Zeus, la violenza regnava tra le generazioni divine. Dall’unione di Urano, il cielo stellato, e di Gea, la terra, nascevano figli che il padre odiava e ricacciava sotto la terra stessa. Un giorno, Crono si ribellò al padre e lo evirò con un falcetto fatto di adamante, una materia che Gea aveva appositamente creato. I genitali furono gettati in mare e dalla loro spuma nacque Afrodite. Stando ad alcune varianti tarde, alcune delle gocce di sangue sprizzate dalla ferita furono disseccate dalle pupille di fuoco dei cavalli di Helios e divennero pietra ematite1.

Leggi mito
Marte nato da un fiore

Anche il dio della guerra, Marte, per quanto sorprendente possa sembrare, fa crescere la vegetazione e come tale viene chiamato Silvanus. Egli stesso era forse figlio di una pianta. Ovidio1fa raccontare a Flora la storia secondo la quale Marte sarebbe nato grazie a un suo espediente, quando Giunone, irritata per non aver avuto alcun ruolo nella nascita di Minerva, avrebbe chiesto l’aiuto della dea. Flora sradica da terra un fiore inviatole «dai campi di Oleno», tocca Giunone con esso, e subito la dea rimane incinta di Marte, che partorirà in Tracia2.

Leggi mito
Deucalione e Pirra

Al tempo in cui regnava ancora la stirpe degli uomini di bronzo, Zeus per distruggerla scatenò un diluvio al quale sopravvissero i soli Deucalione e Pirra. I due interrogarono la divinità – Zeus o Temi, a seconda delle varianti – che diede loro un responso misterioso: avrebbero dovuto gettare sopra la testa – o dietro le spalle – le ossa della grande madre. Compreso che la grande madre era la terra, la quale aveva come un corpo di cui le pietre costituivano le ossa, Deucalione e Pirra attuarono quanto richiesto dal responso divino. I sassi lanciati acquistarono forma umana, dando vita a una nuova stirpe. La parte più morbida (perché terrosa e umida) delle pietre servì a formare la materia del corpo e quella solida, invece, le ossa; inoltre, dalle pietre lanciate da Deucalione ebbero origine gli uomini, da quella lanciate da Pirra le donne1.

Leggi mito
I figli di Crono

Crono si unisce a Rea ma ne ingoia i figli, per impedire che si compia quanto i suoi genitori gli avevano predetto, che cioè uno di essi lo avrebbe spodestato. Rea decide però di salvare l’ultimo nato, Zeus, partorendolo di nascosto in una caverna del monte Ida a Creta e offrendo a Crono da divorare una pietra avvolta in fasce. Zeus, allevato lontano dal padre, una volta adulto libera i fratelli costringendo Crono a rigettarli, quindi stabilisce il suo regno, destinato a permanere nel tempo e al quale sono sottoposti tanto gli dèi quanto gli uomini. Grazie a Zeus gli dèi olimpi sconfiggono i Titani e conquistano il potere, mentre Zeus riceve dagli stessi fratelli la regalità. La sua prima sposa è Metis, ma quando questa è sul punto di partorire Atena, Gaia e Urano consigliano a Zeus di inghiottirla. In questo modo Zeus integra il principio generatore femminile e dando alla luce egli stesso la figlia Atena rimuove la minaccia che i suoi discendenti possano contendergli il privilegio regale1.

Leggi mito
Atena nasce senza madre

Zeus si unisce a Metis, signora dell’intelligenza multiforme, ma quando la dea resta incinta Zeus la inghiotte, assumendo in questo modo il principio generativo femminile . Così, il padre degli dèi genera la figlia Atena direttamente dalla testa, già armata e amante di guerre e tumulti, perfettamente in grado di condurre eserciti1. Nata dalla testa di un padre che ingloba – e infine elide – il principio materno dalla generazione, nessuna figura mitica potrebbe rendere al pari di Atena la madre più superflua. La dea di sé può dichiarare esplicitamente: «Nessuna madre mi ha generata, io approvo tutto ciò che è del maschio, tranne le nozze, con tutta me stessa, sono interamente del padre»2.

Leggi mito
Nascita di Erittonio

Quando Atena si reca da Efesto per chiedergli delle armi, il dio viene preso dal desiderio di possedere la dea guerriera e la insegue. Ma Atena è più veloce ed Efesto non riesce a raggiungerla; il suo seme allora viene sparso sulla coscia della dea. Atena si pulisce con una pezza di lana dal seme di Efesto e lo getta nella terra. Da questo seme Gaia concepisce un essere, Erittonio, che Atena raccoglie e del quale fa una sorta di figlio adottivo1.

Leggi mito
Omicidio delle Danaidi e sorte di Ipermestra

Danao finge di cedere e assegna a ogni Egizio una figlia, non prima però di aver loro dato un pugnale per uccidere i cugini nella prima notte di nozze. Tutte le Danaidi compiranno l’assassinio dei neosposi, con l’eccezione della sola Ipermestra1. A lei il suo sposo piace, e molto. Mossa dal desiderio di unirsi a lui, decide di lasciarlo vivere. Il padre allora la sottopone a giudizio e la stessa dea Afrodite scende per difenderla, proclamando il primato del desiderio amoroso che la Terra ha posto come legge cosmica quando si è unita al Cielo ed è stata da lui fecondata in forma di pioggia, generando così animali e piante2. Ipermestra e lo sposo Lirceo (o Linceo) diverranno così capostipiti di una stirpe di eroi, quali Perseo ed Eracle.

Leggi mito
Ceculo discende da Vulcano

A Preneste vivono due fratelli, forse divinità locali; la loro sorella, mentre siede presso la fiamma di un focolare, è colpita da una scintilla e in seguito a questo episodio rimane incinta. Dopo il parto, il bambino viene esposto nel tempio di Giove e qui ritrovato da alcune sacerdotesse; ha gli occhi più piccoli del normale per via del fumo che sale dal focolare acceso in permanenza nel santuario e per questo viene chiamato Ceculo, il “Piccolo cieco”, e considerato figlio di Vulcano, il dio che governa il fuoco. Sin qui la vicenda di Ceculo è dunque del tutto analoga a quella di tanti altri eroi fondatori: concepiti in modo anomalo, spesso esposti dopo la loro nascita ma capaci di sopravvivere in seguito a eventi in apparenza fortuiti, che segnalano in realtà la benevolenza divina nei loro confronti e la forza irresistibile del fato che li destina a grandi cose. Dopo un’adolescenza trascorsa nelle campagne dei Lazio e nella pratica del brigantaggio, Ceculo decide di fondare una città alla quale dà il nome di Preneste e per popolarla organizza uno spettacolo cui invita i popoli confinanti, chiedendo loro di abitare con lui in ragione della sua origine divina. La rivendicazione viene confermata dallo stesso Vulcano, che avvolge con un cerchio di fiamme la moltitudine confluita a Preneste1.

Leggi mito
Servio Tullio nasce dal focolare

All’epoca di Tarquinio Prisco, nella reggia di Roma vive Ocresia, una schiava originaria di Corniculum e qui catturata dopo la conquista della città. In occasione di alcuni riti sacri, a Ocresia viene ordinato di versare del vino sul focolare acceso; la schiava si accorge allora che fra le ceneri è comparso un fallo. La regina Tanaquilla comprende immediatamente che quel fenomeno ha origine soprannaturale e ordina all’ancella di sedere presso il focolare; Ocresia concepisce così il futuro Servio Tullio, il cui padre è dunque lo stesso dio del fuoco Vulcano. Di questa circostanza si ha conferma di lì a non molto, quando il capo di Servio ancora bambino viene circondato da una corona di fiamma1. In altre varianti del racconto, il fallo comparso tra le braci rimanda non a Vulcano, ma al Lare, divinità tutelare della famiglia che nell’area del focolare riceveva il proprio culto. Per questo fu Servio a istituire i Compitalia, le feste celebrate nei primi giorni dell’anno in onore dei Lari dei crocicchi (compita) e officiate dagli abitanti del medesimo vicinato2. Durante i Compitalia vigeva tra l’altro una carnevalesca inversione dei ruoli fra schiavi e padroni; proprio ai Lari, sia quelli domestici che quelli dei crocicchi, usavano del resto sacrificare gli schiavi, per altri versi esclusi dalle pratiche religiose della casa e della città.

Leggi mito
Anche Romolo e Remo nascono dal focolare

Durante il regno del crudele Tarchezio, nel focolare della reggia di Alba Longa si manifesta un fallo; viene allora consultato l’oracolo di Teti (Tethys) e la dea risponde che a quella apparizione doveva congiungersi una vergine, perché il bambino così concepito sarebbe divenuto famoso per valore, fortuna e forza. Tarchezio ordina alla figlia di unirsi al fallo, ma questa invia al suo posto una schiava; quando quest’ultima genera due gemelli, Tarchezio li consegna a un certo Terazio con l’ordine di ucciderli. A questo punto il mito si incanala nella direzione consueta: i bambini riescono a salvarsi, allontanano dal trono di Alba il crudele Tarchezio e diventano infine i fondatori di Roma (Plutarco, Rom. 2, 4-6).

Leggi mito

Etichette

generazione alternativa

Link esterni

La ricerca non ha trovato nessun risultato.