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Il mostro Caco

All’interno della rupe si celava, un tempo, la spelonca che Caco, orrido figlio semiumano di Vulcano, usava come nascondiglio. Il suo aspetto era antropomorfo, ma le sue dimensioni erano mastodontiche, e inoltre il suo corpo era coperto di setole e la sua bocca poteva vomitare fuoco. Caco era l’autore di razzie e stragi ai danni degli Arcadi: all’ingresso della sua tana pendevano teste umane in decomposizione e il terreno circostante era sempre bagnato di sangue. Dopo che Ercole fu arrivato nella terra degli Arcadi con le vacche rosse sottratte a Gerione, la mente scellerata di Caco partorì il disegno di sottrarre alcuni dei buoi e delle giovenche di quella splendida mandria. Per non farsi scoprire fece in modo di tirarli per la coda fino alla spelonca, così che nessuno, seguendo le tracce degli animali che aveva fatto camminare all’indietro, avrebbe potuto arrivarvi1.

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Castore e Polluce contro Ida e Linceo

Il destino dei Dioscuri si intreccia con quello di Ida e Linceo, figli di Afareo cugino di Tindaro. Venuti a contesa per il bestiame, i Dioscuri riescono a rapire la mandria dei cugini e fuggono. Linceo però, dotato di vista acutissima, scorge Castore acquattato nel cavo di un albero di quercia; ne rivela quindi la posizione a Ida, che lo trafigge mortalmente con una lancia. Polideuce si slancia a inseguirli fino a Terapne, dove i due si erano rifugiati presso la tomba di Afareo. Lì Polideuce uccide Linceo e, quando Ida cerca di colpirlo con la pesante pietra tombale del padre, è lo stesso Zeus a difendere il figlio e a incenerire Ida con la folgore. Polideuce torna di corsa da Castore, ma lo trova in fin di vita; scongiura allora il padre Zeus di farlo morire con il fratello gemello, poiché se non può essere vissuta insieme a Castore la vita gli appare solo come sofferenza. Zeus allora lo pone davanti a una scelta: o vivere senza Castore da immortale nell’Olimpo o condividere lo stesso destino del gemello, un giorno in cielo e un giorno negli inferi. Polideuce senza esitazione sceglie il destino di condivisione con il fratello. Da allora i Dioscuri trascorrono un giorno presso Zeus, nell’Olimpo, e un giorno nell’oscurità, sotto terra1. Si narra ancora che dopo morti i due divennero stelle luminose, la costellazione dei Gemelli2. Dal cielo essi vengono in soccorso ai naviganti che, colpiti da una tempesta, li invocano promettendo loro un sacrificio di bianchi agnelli3.

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