Risultati ricerca

Ricerca per tag: "Aurora"

Miti

Titono e la vita eterna

Titono appartiene alla casa regnante a Troia. Un giorno Aurora, che lo vuole suo sposo, lo rapisce dalla terra, poi va a chiedere a Zeus che egli sia immortale e viva per sempre. Il Cronide approva, ma l’incauta dea ha dimenticato di domandare per l’amato l’eterna giovinezza. Così, finché è nel pieno vigore delle forze, Titono trascorre i giorni in sereno connubio con la dea, presso le correnti di Oceano, ai confini del mondo. Ma quando le prime ciocche bianche spuntano sulla testa e sul mento del compagno, Aurora si tiene lontano dal letto; tuttavia, continua a tenere l'eroe nelle sue stanze, lo nutre con cibo mortale e ambrosia, gli dona belle vesti. Col tempo, però, la vecchiaia giunge al culmine, l’uomo non riesce nemmeno a muovere le esili membra. Allora Aurora lo rinchiude nel talamo, serrando le porte: Titono non uscirà mai più da questa prigione, da cui si ode solo il flebile suono della voce1. Secondo un'altra versione, Titono viene trasformato in cicala per iniziativa di Aurora2ovvero è lui stesso a richiedere la metamorfosi3; o ancora, prima di diventare cicala, dorme per un certo periodo in una culla come un bambino piccolo4.

Leggi mito
Tentativi di seduzione di Cefalo

Un mattino, l’Aurora vide Cefalo intento a prepararsi alla caccia e lo rapì, benché lui non volesse. Ma per quanto fosse meravigliosa, col suo viso roseo, Cefalo era perdutamente innamorato di sua moglie Procri. Nel suo cuore c’era solo lei, e di lei parlava continuamente. Tanto che la dea, un giorno, si stufò e indispettita lo rimandò da lei. Tornando a casa, Cefalo si chiese se la sua sposa si fosse mantenuta fedele durante la sua assenza. Aurora lo udì e lo mutò d’aspetto, perché potesse verificare. Giunto a casa, Cefalo rimase senza parole: nessuna mai avrebbe potuto essere più bella, anche se triste. Le mancava il suo Cefalo. Lui allora provò a sedurla, ma la castità di lei respinse tutti i tentativi, finché Cefalo non le promise, in cambio di una notte, un intero patrimonio e una miriade di doni, al punto che Procri iniziò a esitare. «Ah!», sbottò Cefalo, «Ero io il finto adultero! Ti ho colto in flagrante, traditrice!». E Procri, vinta dalla vergogna, fuggì. Suo marito si pentì subito: «Perdonami! Confesso che anch’io, se mi fossero stati offerti doni così grandi, avrei ceduto alla colpa». Così, dopo qualche tempo, Procri lo perdonò e tornò a casa e i due trascorsero, d’amore e d’accordo, molti anni meravigliosi1.

Leggi mito
Riconoscimento tra Odisseo e Penelope

Quando la nutrice Euriclea annuncia che Odisseo è tornato, Penelope non le crede. Di fronte a Odisseo, lacero e sporco dopo la strage, stenta a riconoscerlo e rimane in silenzio, sospettosa. Odisseo si fa allora lavare, indossa vesti preziose e Atena gli versa sul capo bellezza e grazia. Trasformato dalla dea, torna simile a un dio al cospetto della moglie. Ma poiché lei permane in un ostinato silenzio, Odisseo le chiede di preparargli il letto per dormire da solo. Penelope lo mette alla prova, ordinando all’ancella di disporre il letto fuori dalla stanza, ma Odisseo non cade nel tranello: afferma che nessun uomo potrebbe spostare il loro letto. Egli stesso lo fabbricò, ai tempi del loro matrimonio, intagliandolo da un tronco d’olivo rigoglioso attorno a cui costruì la loro camera da letto. Solo allora Penelope lo riconosce, le si sciolgono le ginocchia e gli corre incontro per abbracciarlo e baciarlo: come la terra per il naufrago è lo sposo per la sposa. Atena trattiene sull’orizzonte il carro dell’Aurora e dona così agli sposi ricongiunti una notte lunghissima. Essi parlano a lungo, poi s’avviano al talamo nuziale, dove godono dell’amore e dei racconti, finché il sonno infine li vince uniti1.

Leggi mito

Etichette

Aurora

Link esterni

Aurora