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Nascita di Asclepio

La tessala Coronide è incinta di Apollo, ma accetta di unirsi con uno straniero d’Arcadia, Ischi. Apollo, scoperta la tresca, non tollera che nel grembo dell’eroina il puro seme divino si mescoli con quello di un mortale e invoca la sorella Artemide, la quale balza nella stanza di Coronide per colpirla con il micidiale arco. Ma l’eroina è ancora gravida e il dio non può permettere che la sua discendenza perisca; perciò, quando vengono celebrate le esequie di Coronide, si lancia verso la pira funebre e strappa dal ventre della donna il piccolo Asclepio. Il bambino viene poi condotto sul Pelio, dove è affidato alle cure del Centauro Chirone1.

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Le lacrime di Evandro

Evandro era celebre per entrambi i genitori, ma soprattutto per il sangue della divina madre, Carmenta, che dava responsi veritieri. Costei aveva profetizzato al figlio una serie di vicissitudini che puntualmente si verificavano: il giovane, infatti, venne esiliato insieme con lei e dovette lasciare la sua patria, l’Arcadia. Quando seppe del bando, addolorato, scoppiò in lacrime. A lui che piangeva la madre disse: «Ti prego, smetti di piangere. Devi sopportare virilmente la sorte che ti è data. Com’era previsto dai fati, non sei stato scacciato per tua colpa o per un errore commesso, ma per l’insondabile collera di un dio. Dunque, non dolerti come se fossi il primo a sopportare un simile fato. Per chi è fermo d’animo, ogni terra è patria. La tempesta feroce non infuria tutto l’anno, e anche per te, credimi, verrà la primavera». Incoraggiato da quelle parole, Evandro partì e di lì a poco giunse in Italia1.

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